Mattinata di corvée per me quest’oggi:
guido il furgone.
“E allora passa all’Ufficio del
Turismo per i timbri.”
“Senti, riesci a fare una
lavatrice? Ce n’è una a gettoni proprio qui dietro.”
“Dai una ripulita in stanza,
prima di andare!”
“Ascolta bene: due caschi di
banane, pane – che il salame già lo abbiamo – ed il vino….no, il vino lascia
perdere. Mentre ci raggiungi cerchi una bella cantina e ci fermiamo lì.”
“’scolta, non dimenticare di
prenotare il pranzo, eh!”
“Ma vai in farmacia? Bene! Prendimi
quelle utilissime supposte di vitamine, che fanno benone!”
(Qualche licenza, ma pressappoco è
andata così.)
Sbrigate queste formalità, mi
dirigo a Bagno Vignoni, località termale dove ci siamo dati appuntamento e dove,
da Signore, decido di attendere il peloton
degustando un Franciacorta Rosé e leggendo qualche decina di pagine del
libro che mi sono portato in viaggio, proprio per occasioni come questa.
Il tempo scorre veloce, così come
il pranzo a bordo della Vasca delle Sorgenti dove – leggo – si bagnava anche
Santa Caterina da Siena; la mezza voglia di goderci qualche ora di relax c’è,
ma il tempo è tiranno e dunque bando agli indugi: cambio alla guida! Inizio a
pedalare.
Il pomeriggio a zonzo per la Val
d’Orcia è divertente ed inebriante (forse anche un po’ per il Franciacorta) per
lo spettacolare contesto in cui ci troviamo. La vegetazione è cambiata rispetto
a ieri, anche perché pedaliamo verso le alture
di zona, puntando decisi la Cima Coppi di questa nostra avventura: il Poggio a
1117 mslm di cui, onestamente, non ci è chiaro il nome.
Al contrario, ci è del tutto chiaro
che questo pomeriggio sono schiaffi che
volano: salite mai banali e dalle pendenze talvolta parecchio ardue (con il
mostro di giornata al 20%) e discese goderecce, ma decisamente fresche con il
sole che di rado sfonda convintamente le nuvole. Al nostro passaggio tra
le case di Vivo d’Orcia, però, tutto è reso piacevolmente sopportabile dagli
incitamenti genuini di anziani appassionati di bici che tra un “è dura, è dura” ed un “vo’ pur’io in bisci” mi strappano un
sorriso che mi rimane anche al pensiero che uno dei numerosi ricci che stanno
cadendo dai castagni ai bordi della strada, mi finisca sul collo!
La nostra settima tappa termina a
Radicofani, dopo aver attraversato un crinale asfaltato che ci toglie il fiato
per la bellezza di colline arse da sole ed autunno – che ci pare di essere dall’altra parte del mondo – e comunque solo dopo essere sfuggito dalle grinfie
di un cane indemoniato che mi ha
inseguito per centinaia di metri lungo una ripida salita e che mi ha costretto
ad uno sprint da cronoscalata!
(Qualche licenza, ma pressappoco è andata così.)
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