Day 7 - Di vitamine, schiaffi e canidi rabbiosi

 

Mattinata di corvée per me quest’oggi: guido il furgone.

“E allora passa all’Ufficio del Turismo per i timbri.”

“Senti, riesci a fare una lavatrice? Ce n’è una a gettoni proprio qui dietro.”

“Dai una ripulita in stanza, prima di andare!”

“Ascolta bene: due caschi di banane, pane – che il salame già lo abbiamo – ed il vino….no, il vino lascia perdere. Mentre ci raggiungi cerchi una bella cantina e ci fermiamo lì.”

“’scolta, non dimenticare di prenotare il pranzo, eh!”

“Ma vai in farmacia? Bene! Prendimi quelle utilissime supposte di vitamine, che fanno benone!”

(Qualche licenza, ma pressappoco è andata così.)

Sbrigate queste formalità, mi dirigo a Bagno Vignoni, località termale dove ci siamo dati appuntamento e dove, da Signore, decido di attendere il peloton degustando un Franciacorta Rosé e leggendo qualche decina di pagine del libro che mi sono portato in viaggio, proprio per occasioni come questa.

Il tempo scorre veloce, così come il pranzo a bordo della Vasca delle Sorgenti dove – leggo – si bagnava anche Santa Caterina da Siena; la mezza voglia di goderci qualche ora di relax c’è, ma il tempo è tiranno e dunque bando agli indugi: cambio alla guida! Inizio a pedalare.

Il pomeriggio a zonzo per la Val d’Orcia è divertente ed inebriante (forse anche un po’ per il Franciacorta) per lo spettacolare contesto in cui ci troviamo. La vegetazione è cambiata rispetto a ieri, anche perché pedaliamo verso le alture di zona, puntando decisi la Cima Coppi di questa nostra avventura: il Poggio a 1117 mslm di cui, onestamente, non ci è chiaro il nome.

Al contrario, ci è del tutto chiaro che questo pomeriggio sono schiaffi che volano: salite mai banali e dalle pendenze talvolta parecchio ardue (con il mostro di giornata al 20%) e discese goderecce, ma decisamente fresche con il sole che di rado sfonda convintamente le nuvole. Al nostro passaggio tra le case di Vivo d’Orcia, però, tutto è reso piacevolmente sopportabile dagli incitamenti genuini di anziani appassionati di bici che tra un “è dura, è dura” ed un “vo’ pur’io in bisci” mi strappano un sorriso che mi rimane anche al pensiero che uno dei numerosi ricci che stanno cadendo dai castagni ai bordi della strada, mi finisca sul collo!

La nostra settima tappa termina a Radicofani, dopo aver attraversato un crinale asfaltato che ci toglie il fiato per la bellezza di colline arse da sole ed autunno – che ci pare di essere dall’altra parte del mondo – e comunque solo dopo essere sfuggito dalle grinfie di un cane indemoniato che mi ha inseguito per centinaia di metri lungo una ripida salita e che mi ha costretto ad uno sprint da cronoscalata!

(Qualche licenza, ma pressappoco è andata così.)


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