Tuscany Trail - Terza tappa

Forse tutti noi abbiamo un’anima un po’ punk, un po’ nomade ed è una cosa con cui giocare, cavalcandola quando possibile. Faremo un favore al nostro istinto, al nostro desiderio di misurarci con sogni o progetti sfidanti talvolta. La nostra notte in tenda è stata un po’ questo, un po’ di necessità, virtù. Si è dormito poco, riposato meno: sveglia naturale presto, rassetta le cose e parti tardi. Esecuzione rivedibile, ecco. Ma ci importa il giusto.

La terza tappa è stata un nuovo viaggio nel viaggio, estremamente dura ad essere onesti: vuoi per i chilometri, vuoi per i soliti chili di polvere in bocca, negli occhi, sui vestiti, vuoi per i continui, perpetui saliscendi severi, impegnativissimi. E soprattutto per un caldo estivo, torrido, soffocante.

Con lo scorrere delle ore e con l’accumularsi della fatica, per molti questo Tuscany Trail si sta trasformando in un Tuscany Trek (cit.): non si contano più i compagni di viaggio che spingono le loro bici su per i pendii bianchi.

Durante la mattina, incontriamo pellegrini e parecchi turisti stranieri - americani e tedeschi soprattutto - che vengono a godere di ciò che l’Italia nel suo splendore più alto forse è in grado di offrir loro.

Montalcino, San Quirico d’Orcia, Pienza. Capolavori separati da un unico quadro impressionista a perdita d’occhio. Quando ci trascorri le ore, nel tuo incedere lento o veloce che sia, ti rendi conto che nessuna delle foto che hai provato a catturare, renderà onore a ciò di cui i tuoi occhi hanno goduto. É un peccato. Ma forse è giusto che sia così.

Il pomeriggio è stato un impegnativo avvicinamento a Siena, raggiunta con un (paio) di Cristo ed una Corona. Ho bisogno di decomprimere. Fa anche questo parte del viaggio. Il morale deve restare alto e sono certo che qualche calice aiuterà. Hasta la proxima. 


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