Tuscany Trail - seconda tappa

Oggi potrei raccontarvi le storie delle epiche imprese del treno del capitano Gilbertoni e dell’aspirante antagonista Cavallobaffo. Potrei descrivervi il sapore della polvere che mangi lungo queste infinite strade bianche. Potrei perfino provare a spiegare dove il male al culo è meno sopportabile e come fare a non pensarci. Potrei narrare dei rumori metallici che provengono dal dalla tua bici, quando la terra prende il sopravvento ed avvolge la catena, il mozzo centrale, il pacco pignoni. Potrei parlare del segugio, dell’occhio della tigre, delle spagnole e dei tedeschi che non si contano da quanti sono. Potrei persino disegnare i campi di grano tra il verde e il beige e gli ulivi e le colline in lontananza, perché sono ovunque. Li vedi di continuo e sono sempre bellissime visioni. La verità è che non farò nulla di tutto questo, ma mi godrò questo sole calante, una Moretti da 66 cl e questo mix di lingue straniere. La tappa di oggi è stata dura, violenta nei tratti al 17-18-19%.

La Val d’Orcia ti toglie il fiato due volte: la prima perché in bicicletta queste strade bianche sono pendenti oltre l’immaginazione, la seconda perché il panorama è qualcosa che nemmeno l’immaginazione più ispirata poteva creare.

Il morale della truppa è alto, molto alto, nonostante una doccia fucking freezing. Questa notte si dorme in tenda, ma prima un buon rosso e qualcosa da mettere sotto i denti sono vitali.


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