Day 2 - Banchi di nebbia in Val Padana

La notte va così. 

Il letto non è all’altezza della mia altezza ed il materasso - oltremodo morbido - non l’ideale per il mio peso (non) piuma: mi sveglio settordici volte. Pace.

La colazione dimenticabilissima, il freddo umido ed un unico, enorme, densissimo e tetro banco di nebbia di 30 chilometri.

La mattina è quasi tutta qui.

Il “quasi” però, molto spesso, è decisivo ed infatti fortunatamente verso le 11 imbecchiamo il primo sterrato di giornata; l’umido grigiume si è definitivamente diradato, lasciando il palcoscenico all’entrata in scena del sole. La residua foschia rende il paesaggio accarezzato da un canale serpeggiante comunque piacevolmente caldo ed accogliente ed il nostro giro di boa è Pavia.

Prima di giungervi, però, c’è ancora il tempo per un duello rusticano lungo le sponde del Ticino, quando il testosterone di bimbi intrappolati in corpi sviluppati viene stuzzicato e divampa una sfida tra progresso e tradizione, tra elettricità artificiale e nervosa, nella quale sono i nostri eroi ad uscirne vincenti. Grondanti di sudore, ma trionfanti. 

Ci siamo guadagnati il Sottovento, un’osteria letteraria dove la password del wi-fi è semprelastessa ed il motto è “date la birra al popolo”. Qui agli affamati vengon servite lasagne e coccole fatte di enormi fette di pane e nutella, servite sulle emozionanti note dei Pink Floyd che ci godiamo in solitaria, al centro della sala.

Non è la Summer ’68, ma il pomeriggio è tendente al caldo, le strade bianche sono più di quelle grigie, i kart strillano sullo sfondo ed il sole scende su campi di pioppi ordinati con un’ossessività compulsiva: ancora una foto, un cambio di ritmo ed un'agognata coca-cola.

Il sorprendente vecchio con il cappello ce lo godiamo, giustamente, su una graziella sgangherata e non su un pandino malconcio e le risate scaldano il cuore.

E poi è l’Emilia. E anche sul pomeriggio del secondo giorno può calare il sipario.  





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