Day 4 - Dalla montagna al mare

 

Dopo una pantagruelica cena, condita da qualche vizio di troppo, la colazione è comunque discretamente sostanziosa; le fatiche che immaginiamo dovremo affrontare, ci spingono ad ingurgitare il solito mix di carboidrati e proteine, scegliendo tra l’ampia proposta.

Dopo un sentito ringraziamento a Paola di Borgo Gerbina ed un abbraccio pensato per il trattamento ricevuto, è davvero ora di partire: il sole è alto sulle nostre teste, ma la scena principale quest’oggi è tutta di un mare di nubi e nebbia, qualche centinaio di metri più in basso; proprio dove siamo diretti.

La picchiata di una decina di chilometri è una doccia gelida che ci risveglia tutti i sensi in un colpo solo e ringraziamo che la traccia sul telefono ci porti su un apparentemente innocua lingua di asfalto ciclabile che si inerpica lungo i fianchi dell’Appennino. Possiamo scaldarci. Nel giro di qualche minuto, tuttavia, capiamo che la faccenda si fa molto seria e la statua di una piccola Madonna sembra messa lì di proposito, poiché ciò che ci aspetta sono 7 o 8 chilometri di crudelissima salita dove i picchi al 16, 18, 19% sono numerosi e neanche corti; la fatica però ci fa riemergere sopra le umide nuvole e ci regala uno spettacolo di colori autunnali ed un profondo e benefico orgoglio nei confronti delle nostre pur semplici gesta.

Dopo una spianata ed una fresca discesa, Berceto è conquistata. Thè caldo e caffè ci rinfrancano.

Il vero GPM di giornata ci sta ancora aspettando: è il momento di ripartire ed inforcare le bici verso il Passo della Cisa, una costante e gradevole salita, dove ci si può anche permettere di spingere un po’ di più, distratti da un panorama oltremodo piacevole che contrasta – purtroppo – con l’abbandono di strutture recettive sbarrate e lasciate in balia dello scorrere dei giorni e del deterioramento.

Forse sono i segni del trauma post Covid, oppure cicatrici di lunga data, segni di un progressivo allontanamento di turismo ed indotto verso altri lidi; i pellegrini e gli amanti di questo genere di avventure sono probabilmente una nicchia, non più in grado di sostenere ostelli e rifugi. È un peccato.

La nostra mattina si conferma oltremodo divertente, nel corso di una lunga e per niente battuta discesa in cui – estremamente divertiti – disegniamo le traiettorie che riteniamo migliori per superarci l’un l’altro, in una sfida con l’esclusione di colpi, indirizzata a Pontremoli e ad un piatto caldo che ci rimpolpi di energie per giungere al mare!

Ma ahimè, sono di corvée, al mare ci arriverò guidando il nostro furgone-ammiraglia, dopo aver gironzolato per i graziosissimi viottoli di Sarzana; il tempo di un caffè e di una amabile chiacchierata con la farmacista parmense emigrata in terra toscana.

Poi, è un attimo, tempo di fare ricognizione sul giorno 5.


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