The song was basically an invitation



Ora sedetevi un attimo qui, per favore. Proprio qui, di fronte a me. 

So che la cosa sembra già noiosa e probabilmente lo sarà. E sì, lo vedo che hai da finire lo jogurt, ma non credo andrà a male nei prossimi dieci minuti.

Mi è venuta in mente una cosa da dire e lo faccio adesso, prima che scivoli via veloce, come tutto il resto.

Qui alle volte le giornate sembrano slavine che travolgono tutto, mescolano e quando va bene restituiscono tessere di puzzle da risistemare, pur sotto la scioccante assenza di fiato.

Ecco, sì, la natura offre le migliori allegorie. Quando si cerca una figura retorica, è sufficiente pensare alla natura ed ai suoi enormi, potenti e bellissimi contrasti. 

Il gioco è fatto se cogli poi i giusti vocaboli, quelli più sani, più maturi quasi come fossero frutti. Per l'appunto. La natura.

Allora il mare può essere quello calmo, caldo, accogliente di una piccola baia arsa dal sole estivo, ma può essere una spaventosa onda oceanica che in un crescendo rapido e spaventoso si gonfia sino al suo punto di rottura ed allora....ci risiamo. Tutto viene portato via, mescolato, sbattuto e ci vuole tanto fiato per non perdercisi, tanta forza per resistere ed un'infinita lucidità per mantenere la calma.

Me lo immagino che non si capisca un tubo, sai?! No, non sto raccontando una storia, sto un po' divagando, gironzolando tra le immagini che mi colpiscono la  mente, mentre cerco le parole giuste ed un incipit memorabile. Che dubito troverò. 

Tuttavia il senso ce l'ho in testa.

Qualcosa si sta aprendo proprio lì davanti a voi, qualcosa di magico, di unico e di irripetibile.

Sapete, si dice che persino un essere umano non sia mai per più di un secondo uguale a se stesso, perché le cellule del suo corpo evolvono continuamente, alcune fanno spazio ad altre nuove e così via...scusate, sì, stavo nuovamente perdendomi.

Qualcosa di unico si sta aprendo lì davanti a voi, ma dovrete essere attentissime a coglierlo al volo, come quando le cavallette saltano all'impazzata in quei pratoni di montagna, che non è mica facile prenderne una: ognuna ha il suo modo di saltare, il suo tempismo, le sue reazioni e dovrete adattare le vostre conoscenze ed il vostro istinto per saperle catturare. 

E con le mani sufficientemente chiuse da non farle scappare, ma anche abbastanza larghe da non far loro del male. 

Ecco, è un po' un gioco di equilibrio.

Quello che voglio dire però è che ciò che si sta aprendo lì davanti, dipenderà molto dall'atteggiamento che saprete mostrare nel mirare quella fessura piccolina, ma luminosa. Sarete spaventate da quel bagliore o ne sarete incuriosite, sino ad avvicinarvi, puntare l'occhio, cercare di vederci attraverso e scoprire cosa c'è dall'altra parte?

Cercate la pienezza: una vita con un senso più ampio, un significato non banale, non omologato. 

E divertitevi. Di più, di più. Di più. Non ce ne sia mai abbastanza. 

Cercate l'impegno. Mettetecelo in tutto, più ancora se una cosa non vi piacerà, ma sarà necessaria, così che possa diventare la migliore esperienza possibile.

Ecco, l'esperienza: cercatela sempre l'esperienza. Anche quando sarete stanche o non ne avrete voglia o ne sarete impaurite. Preferite vivere, imparare. Siate empiriche. E scoprite il mondo, senza pregiudizi, senza veti, senza paura. 

Siate le esploratrici delle vostre possibilità, delle vostre potenzialità, dei vostri piaceri.

Ed il giorno che il timore passerà da voi a me, siate forti a sufficienza per scacciarlo via o per fregarvene se penserete che quella sia la vostra strada.

Perché come vi dirò fino alla nausea (vostra), come canta il Boss: 'cause tramps like us, baby we were born to run.



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