The pursuit of happyness.

Delle volte la cosa più difficile da fare è anche quella più giusta. Ci sono altri momenti, invece, in cui la cosa più difficile, così come la cosa più giusta vanno a farsi benedire. E tutto perde di significato.
Ho passato intere settimane, mesi anzi, a cercare la catarsi dentro le pieghe di questo blog, su di un equilibrio precario fatto di necessità e di virtù. Costruito su bisogni nervosi, allentati nei loro freni inibitori da sostanze più o meno lecite, che in un dissennato sempre più spinto cercavano una via di fuga. Il raggiungimento di quella lontana e soffuse luce di un lampione solitario. Il tutto rincagnato ed arginato da una qual riservatezza o gelosia. O semplicemente dalla ferma intenzione di ottenere il massimo, sputando fuori il minimo. 
Nel disegno più ampio, mi dicevo, cosa diavolo potrà mai essere.
Quel che voglio dire probabilmente non si capirà. E per coerenza mi piace che sia così. Perché adesso, oggi, ora, c'è una ragione in più. Queste riflessioni accarezzano generazioni diverse, rughe di vecchiezza e segni degli occhiali da sole. Sono un soffio sui capelli, vero, ma sono del mio profondo, quanto di ognuno calpesti quel marciapiede. E sibilano in aria, come fuochi d'artificio.
Questi pensieri non hanno un capo e non pretendo abbiano una coda, quindi, di nuovo, sono un esperimento meramente egoistico, che tenta di trasudare lo scioccante quotidiano. La cosa che atterrisce di più, in genere, è il non trovare spiegazioni; non potersele dare. L'ironia della sorte sta proprio nel colore delle cose. 
Qualora esse siano così scure, non c'è una ragione che ci porti a poter razionalmente realizzare una sequenza di causa-effetto. Ad accettare un vissuto con un briciolo di serenità.
Cio nondimeno, la vita vince su tutto. Da questa massima lanciatami da un amico, ho realizzato. E la cosa più bella di tutto ciò, è la genuinità con cui crede egli che sia così. Ed il contagio al mio paradosso più grande. L'antitesi vivente di cui mi faccio portatore: un romantico ottimista sotto il pellame di un orso bruno. 
Vedete, la cosa più importante è anche la più complicata, ma il saper soppesare le dinamiche ha una caratura faraonica di questi tempi e l'ironia della sorte è che tutto ciò si palesa in un venti marzo non qualunque. 
Ma. Ma. Ma in un venti marzo giornata internazionale della felicità. Che son sicuro non essere un caso, sebbene non abbia avuto poi così tante occasioni per assaggiarti. Poche, anzi. Ma contagiose. 
Certo, spiegarlo ora par complicato e stupido e non credo mi ci cimenterò, ma perdio, questa è in assoluto la cosa migliore che potessi fare. La cosa più divertente che potessi immaginare. Non lo sarà oggi e neanche l'anno prossimo forse. Tuttavia prenderà corpo piano piano ed esploderà come il palloncino rosa di una gomma da masticare. E quando quell'ammasso chimico ti si appiccicherà sulle guance, allora tutti capiranno quel che è capitato. 
Quel che hai escogitato. Ed un sorriso solcherà i visi tanto dell'uomo della strada, quanto di chi ora non ne può intuire la caratura.
Forse ho tradito il mio riserbo iniziale, ma tant'è. 
Del resto, una risata ci seppellirà.
Ciao.

2 commenti:

Annachiara ha detto...

Che cazzo hai escogitato? Voglio saperlo. A parle la gomma sulle guance. Sono vecchia. Non capisco bene le metafore. Per tutto il resto, per seppellire me ci vorrebbero veramente le comiche. Un abbraccio

Anonimo ha detto...

surNon ho capito nulla, ma mi è piaciuto leggerlo.
Un pò come quando leggo i libri di Baricco!!
Bonnie

 

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