Arpeggio.


Mi immagino un sole cotto. Bruciato. Di un tardo pomeriggio di fine estate. La sabbia sotto i piedi è bianca, bianchissima e le palme piegate dal peso di anni di vento e mareggiate. Mi immagino Hemingway, nascosto dalla penombra di quel dehor. Ha un sorriso compiaciuto disegnato sulla guancia sinistra, così sembra almeno. La fitta barba  bianca mi impedisce di decifrare con facilità i gesti, le sue smorfie. Ha un viso tremendamente vissuto. Quando mi volto, mi immagino di non aver pensieri ad ingrigire quell’orizzonte. Lunghi sospiri. I polmoni che si riempiono di quell’aria che arriva dal mare, le mani secche di sodio ed i capelli paglia. Quello che mi immagino, è quello che vorrei sognare questa notte. Non lo vorrei vivere per non guastarne il sapore. Per non alterarne i sensi. Le note di questa musica, suonate da una manciata di vecchietti ricurvi, a stento collocabili altrove, se non in questo mio sogno. In quel che mi immagino. Non voglio star qui a spiegarne l'origine. Lo schizzo che l'ha creata. Voglio solo vedere il sole che di fronte al mio sguardo si accuccia sul mare, si piega. Si distende fino a nascondersi sotto il confine tra cielo e mare. Tra l’immaginario ed il reale. Non è semplice questione di fantasia, si tratta di cuore. Si tratta di speranza, di aspirazione. Di orgoglio. Mi immagino una natura selvatica, mi immagino una relazione verace. Ogni azione deve essere soppesata in virtù della reazione ch’essa genera in modo naturale, escludendo influenze meccaniche o chimiche. Mi immagino questo sole cotto e bruciato, immagino il mio sguardo socchiuso, una camicia aperta ed i piedi nudi affossati nella sabbia tiepida. La leggerezza di quel momento è ciò che voglio sognare questa notte. Quella serenità deve svegliarmi domani mattina, quando aprirò gli occhi sul cuscino madido del sudore di un sonno agitato dall’elettricità di mille e mille incanti. Figure, immagini e sapori. Uno stato in cui, spogliati degli impulsi arrivisti e razionali ascolteremo semplicemente il suono di un violino, generando una catarsi riflessiva nelle nostre fantasie. Non soggiogati da una quotidianità perversa. 

3 commenti:

pOpale ha detto...

Mi hai fatto venire voglia di tornare in vacanza! :)

Annachiara ha detto...

eccoci qua sempre con le stesse domande. Infatti la storia della quotidianità perversa da un po' mi appartiene, e mi scoccia assai. Asfissia.

Baol ha detto...

Un sogno meraviglioso...

 

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