Shining in the darkness.

Nella penombra di un locale mi anniento di musica, una confessione melodica intellettuale, senza proferire verbo, né degnare di uno sguardo questo freddo intorno. Brillo come lacrime al sole, ma nessuno se ne accorge, proietto la mia energia in ogni dove senza infastidire; una fiamma ardente che accenna una risalita. Immagino le mie braccia spalancate in un pianto liberatorio, urlando contro il divino incomprensibili vocali solitarie. Sorreggo idealmente il mio cuore in fiamme, stretto in mani di amianto; di fronte a me un oceano nero che infrange le sue onde con cattiveria che mi spaventa. Sono terrorizzato dalle freddezza del gesto, dall'assenza di contatto. Sono terrorizzato dall'idea di immergermi solo nel petrolio violento che mi trovo innanzi, figlio di puttana. Le fiamme si levano in un vortice che non controllo più, ho mal di stomaco, nausea e voglia di saltare sulle braci luccicanti. Le bacche che ho colto sono saporite, mi si concedono in tutta la loro natura provocante e viziosa. Gli errori commessi mi soffocano, rotolando in mia direzione, mi alzo e provo a scappare, ma l'unica direzione possibile è il mare. Il limbo scivoloso e desolante è una discesa scoscesa e impervia che mi trascina negli abissi della mia coscienza ed è un tête-à-tête  che non credo di essere pronto ad affrontare se non per pugnalarla a morte, per non dover più fuggire da me stesso e dalle mie paure. 

1 commenti:

Sara ha detto...

respira... lentamente e con razionalità come un palombaro.
Il mare si calmerà e tu potrai immergerti. Di nuovo.

 

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