Avventura.

Lo scenario che ho davanti agli occhi è desolante. Sembra semi deserto, abbandonato. Non capisco subito dove mi trovo, ma alcuni cartelli scritti in cirillico mi suggeriscono che mi trovo in Russia. Ignoro tuttavia in quale zona. La temperatura è accettabile, direi dolce. I miei jeans e la mia felpa sono più che sufficienti. Mi volto alla ricerca di qualche indizio che possa svelarmi perchè mi trovo in questo posto e non seduto alla mia solita poltrona, al lavoro. Guardo Bum Bum che tortura l'ennesima Camel Light. La smorfia con cui risponde al mio sguardo interrogativo è piuttosto eloquente, neanche lui si spiega il motivo della nostra presenza in quello che ha tutta l'aria di essere un cantiere dismesso, o quasi. Forse un cava.
Senza pronunciare una sola parola, comunicando esclusivamente con alcuni sguardi, decidiamo di provare a perlustrare la zona. Alla continua ricerca del perchè siamo stati proiettati a migliaia di chilometri di distanza da casa. Alla scoperta di un modo per tornarci. A casa.
Improvvisamente, superando un enorme escavatore giallo della Caterpillar avverto delle voci maschili provenire dalla mia destra, ma non capisco bene il luogo esatto. Sembrano rimbombare e svolazzare per tutta la cava. Io e Bum Bum, spaventati e spaesati indietreggiamo velocemente, fino a nasconderci dietro l'escavatore. In un secondo momento, a gattoni, ci infiliamo sotto di esso,
cercando di evitare la chiazza di combustibile che giace in terra. Lì ci accorgiamo che le voci di prima provengono da una grotta, che prima ci era sfuggita. Ad una cinquantina di metri di distanza, semi nascosta da un furgone grigio metallizzato e da un macchinone nero, vediamo ora l'entrata di questo corridoio scavato nella roccia. Stuzzicato dal nervoso Bum Bum prende una sigaretta dalla tasca dei pantaloni e la porta alla bocca. Fortunatamente mi accorgo del suo gesto e gli faccio notare che accendersi una paglia a quaranta centimetri da una pozzanghera di combustibile non mi risulta essere una delle sue idee più brillanti. Con una leggera stizza iniziale mi da ragione, poi mi sorride, ma subito si fa serio e scruta in direzione del furgone. Un omone biondo, interamente vestito di nero apre la portiera del conducente, monta al volante ed accende il motore. Nel giro di pochi secondi sparisce, lasciando dietro sè un polverone.
Tornata la calma e svanita la tempesta di sabbia decidiamo di muoverci nuovamente, questa volta in direzione di un paio di stabili prefabbricati che abbiamo notato non lontano dal luogo dove ci stiamo nascondendo. Facendo estrema attenzione sgusciamo fuori dal Cat. Io mi alzo troppo presto, con la schiena sbatto sul supporto nero che aiuta a salire sul mezzo. E' sporco ed arrugginito, con buona pace della mia felpa dark.
Con una corsetta raggiungiamo la porta del primo stabile, entriamo dando prima un'occhiata in giro. Nessuno pare accorgersi di noi. Alcune tazze di caffè americano ancora fumanti sembrano la conferma che qualcuno è nei paraggi. Sul tavolo ci sono decine di fogli sparsi, in un disordine incredile. Voltandoci verso sinistra, una spiacevole scoperta ci terrorizza. Due mitra sono posati su un mobiletto di compensato. Proprio quando iniziamo a parlarci per decidere che possiamo fare per uscire da questa situazione assurda, dalla finestra scorrevole notiamo il furgone grigio, di ritorno. E' seguito da un'auto bordeaux. Un modello russo, una GAZ "3111-Volga". Sono stupito dalla mia conoscenza di questo modello sovietico, ma non c'è tempo per ricordare l'origine di tale informazione. Cinque energumeni scesi dal furgone si dirigono verso il nostro nascondiglio e due cavernicoli, lasciata l'auto, li seguono.
Il panico si impossessa di noi, apriamo la porta e corriamo fuori, voltandoci solo per vedere in quanti ci inseguono. Naturalmente tutti. Si scatena un putiferio, non credevo sarebbe mai potuto succedere a me, ma mi stanno sparando addosso. Ho il cuore che esplode e la salivazione azzerata, Ale al mio fianco corre e urla, ma credo che si accenderebbe volentieri un'altra Camel. Non Light questa volta. All'improvviso mi accorgo di un fatto strano, infatti dei sette uomini che ci inseguono, solo cinque, si fa per dire, sparano in direzione nostra. Gli altri due, credo quelli scesi dall'auto, sparano verso i nostri cinque cacciatori. In un inglese perfetto ci urlano di scappare in direzione proprio dell'auto, di prenderla e fuggire via. Uno di questi viene ferito ad un braccio da un proiettile, ma a sua volta riesce a stendere un rivale.
Saliamo sull'autovettura sovietica. Guido io e senza guardare nulla accendo e volo via da questo cava. Mi lancio in una strada sterrata, a tutta velocità, presto inseguito da due Mercedes nere. Anche da queste proviene una pioggia di proiettili. Alcuni di questi colpiscono i pneumatici della nostra auto. La macchina si imbizzarrisce, perdo il controllo. Sbanda ed inizia a capottarsi. Non capisco più nulla. Urliamo solamente. Vocali talvolta strozzate dal fiato che si spezza per un colpo ricevuto nel continuo rotolamento, altre volte acuti che gelano il sangue. Poi tutto nero.
Mi sveglio in una stanza che non mi sembra di conoscere. Mi sento bene. Molto riposato. Tutto bianco intorno a me, anzi intorno a noi. Alla mia destra ancora Ale. Dorme in un letto accanto al mio. In questo momento apre gli occhi. E c'è da scommettere che starà pensando ad una paglia. Ci sorridiamo nuovamente. Poi gli chiedo cosa abbia fatto in volto. Escoriato, tumefatto. Lui mi risponde che a giudicare dal mio viso probabilmente deve aver fatto le mie stesse cose. In questo momento tutto ritorna a galla. Le nostre memorie ritornano.
Qualche minuto più tardi familiari ed amici entrano nella stanza, accompagnati da due infermiere. Due belle infermierine. Una mora e una rossa. Altissime e di primo acchito molto gioviali. Sono italiane. Forse siamo tornati a casa, ma è evidente che questo è un ospedale.
La notizia shock ci coglie impreparati. Ci siamo svegliati dopo due settimane di coma. Ora capisco il motivo per cui mi sento tanto riposato e anche tumefatto.
La degenza in ospedale scorre tranquilla e senza problemi. Le nostre pischelle, amici cari, parenti. Non siamo mai soli, siamo coccolati da parecchia gente. La cosa fa piacere.
Finalmente dopo diverse settimane arriva il momento di tornare "in libertà". Salutiamo il reparto, dottori, infermiere, inservienti e le porte automatiche della hall si chiudono alle nostre spalle. Inspiegabilmente non c'è nessuno ad accompagnarci in questa nostra rinascita.
Ale si guarda intorno alla ricerca di un tabacchino, poi mi chiama e mi indica un Ducato, dal quale spunta la testa di Max, che ci saluta e ci fa segno di raggiungerlo, farneticando parole su mare, spiaggia, ma dal punto in cui siamo non comprendiamo molto di più.
Del viaggio non ho ricordi. Del come sia arrivato nuovamente in un posto a me sconosciuto, nemmeno. Sta di fatto che indossiamo un costume, ciabatte e asciugamano sotto braccio e ci incamminiamo verso la spiaggia. E' una giornata mediocre, il cielo è piuttosto velato, però non fa freddo. Si sta bene. Mentre camminiamo Max ci spiega che quest'anno va di moda in Mar Nero e questo è il motivo per il quale ci ha portati fin qui. Qualche giorno di vacanza in questa rinomata località può solo farci bene. Dice che poco più in là ci aspettano altri amici.
Arrivati nella zona scelta, ci vengono incontro questi nostri compari di vacanza e max procede con le presentazioni. Il primo a cui stringo la mano è Wladimir Putin, che più tardi si rivelerà straordinario giocatore di tennis da spiaggia. Poi via, via gli altri, di cui però ora mi sfuggono i nomi. Un bagno è quello che ci vuole, nonostante la temperatura proibitiva dell'acqua, il tuffo è molto piacevole. Dopo qualche bracciata mi sento subito meglio. Max è sotto l'ombrellone e discorre con un Putin molto divertito. Ale si fuma una Camel.
Trascorsa una quindicina di minuti esco dall'acqua. Mi dirigo verso un lettino, gentilmente messomi a disposizione dai simpatici amici. In lontananza vedo venire nella nostra direzione un filippino. Pantalone bianco tirato su al ginocchio ed una camicia, anch'essa bianca, chiusa da un paio di bottoni. Una sacca a tracolla contiene olii ed unguenti. Credo che mi concederò un massaggio. Lo chiamo, lui sorride soddisfatto e contrattiamo sul prezzo. Andata.
Mi massaggia le gambe, ancora intorpidite dall'acqua gelida. Poi il bar poco lontano accende lo stereo. Dalle casse sospese a mezza altezza fuoriesce una canzone, il cui testo è italiano. Subito però non riesco a cogliere il significato delle parole. Successivamente riesco a "mettere a fuoco" e mi sembra impossibile.
La radio trasmette un Fantozzi quantomai rauco che canta "Sveglia e caffè, barba e bidet...presto che perdo il tram...", la mia gatta mi gratta le gambe alla ricerca di una posizione comoda per iniziare il suo sonno. Il mio cellulare continua le note del ragioniere più famoso d'italia "se il cartellino, non timbrerò...Fantozziiiii uacciuuariuariuacciuuariuariuacciuuariuari.."
Cazzo che sogno sta notte!

15 commenti:

Anonimo ha detto...

Lo considererei estremamente divertente ed interessante se non dovessi trovarmi presto a stretto contatto con te in condizioni che potrebbero alimentare ulteriormente la tua fantasia. Inquietante.

PS:fosse un sogno premonitore...direi che si spigherebbe il tuo precedente post.. mio caro 00doppiomalto

Marie Claire ha detto...

Bello il sottotitolo del blog...

Did you climbe the highest mountains? Did you run through the fields? Did you speak the tongue of an angel? :-)

Grande canzone, grande gruppo. Leggendari.

Anonimo ha detto...

Senti ma.. cosa avevi fatto prima di addormentarti? no così per curiosità eh..
baci.

Anonimo ha detto...

8-O avevi mangiato pesante?

romane ha detto...

Vabbè ma te c'hai seri problemi se sogni ste cose!! Dai scherzo..però evita mortadella e peperoni prima di andare a nanna :-)

takajiro ha detto...

ale - non male questo nuovo nome in codice! quanto al sogno, beh, in condizione alticce solitamente la mia capacità di elaborare sogni viene meno..

maria chiara - ehhhh si, assolutamente...poi questa è una delle mie preferite

kiara - la cosa che più mi spaventa è che è stata una serata normalissima! a casa, senza nessun programma strano...

brigida - purtroppo non ho nemmeno quell'alibi!

romane - ma che scherzi...ho seri problemi di sicuro!!

Anonimo ha detto...

Post stupefacente..in tutti i sensi!!
Il ducato bianco, semmai un po' ammaccato è perfetto per il mio nuovo ruolo di Spadino, meno l'amicizia con Putin..
Prossimo anno vacanza Barzotta sul Mar Nero!!

Marie Claire ha detto...

...cmq ribadisco ancora una volta che sei uno scrittore nato...
:-)

Anonimo ha detto...

Wow! Ed io che stanotte ho sognato che andavo in vacanza in toscana con Justin Timberlake pensavo di essere stata originale...

ti dico solo tre parole

GIOCATELI AL LOTTO!!!

pOpale ha detto...

e io che pensavo di aver mangiato pesante in questi giorni ;)

giulia ha detto...

scommetto che l'infermiera rossa era mooolto più carina!

takajiro ha detto...

Max & Wlad - dai, portiamolo wladimir, al posto delle storie delle tue donnine ci facciamo raccontare da lui come avvelena chi gli sta sulle palle!

maria chiara - ed io ancora una volta ringrazio!

sere nere - ora studio qualche sito per l'interpretazione dei sogni..

giulia - sbaglio o sei di parte?!?!

giulia ha detto...

un pochetto!

Anonimo ha detto...

..non fosse il 13 settembre direi "mio caro Feffo, hai bisogne di ferie!!"

takajiro ha detto...

giulia - ehhh, subito beccata!!

pupo - io ho sempre bisogno di ferie!!

 

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