Di serenità virtù.

Conosco a fondo uno dei finti segreti di questa vitaccia malefica, sorveglio meticolosamente questo segreto di pulcinella nella mia tasca interna, vendendo pugni di mosche a peso d'oro perché così mi diverte. Saltello di quando in quando, tra pozzanghere colorate e cartapesta grigio piombo, badate bene, rigorosamente opaca, che il lucido inganna. Sono vittima consapevole di me stesso, ma tendo la mano al prossimo mio. Ora più che mai. Trasmetto inconsapevolmente scampoli di follia, mentre ex novo ignaro assisto a reazioni a catena. E' tutto maledettamente divertente, troppo per non provocarlo con gusto; di insania in insania vago sul mio tappeto volante, stretto in silenzi ingombranti, sbottonato all'occorrenza per spruzzare razioni della mia riservata ragione. Sono pilota improvvisato, mentre congetturo azioni e reazioni, pensieri ed emozioni. In verità ti dico che non c'è cosa più spassosa che sospendere il discernimento, il criterio ed innestare lo stomaco, organo che somatizza quando più ve n'è bisogno. Ti lasci corrodere dal rancore, ti svegli di soprassalto quando come dopo un pugno sullo sterno, respiri affannosamente: ansia non parafrasabile con i comuni vocaboli, arrovellandoti in significati reconditi da dare però al comune comportamento delle formichine che ti corrono sulla schiena. Le inspiegabili vicissitudini ci terrorizzano, paralizzano le mosse sotto questa pioggia fine, foriera di ammonimenti mai presi sul serio. Leggerezza. Sottile ironia. Sfiorare le dinamiche, solleticare con una piuma di tucano il fantasma che hai di fronte e prendere decisioni quando ti sei lasciato scaricare dalla tua abile ed instancabile cicala. Fatti aiutare. Chiudi gli occhi un istante e rivedi quell'infante che giocava in cortile, che sognava un avvenire perfetto, che immaginava una vita cosparsa di polvere magica. Un mazzo di fiori ed un'emicrania. Tutto ciò che riesco ad immaginare ora sono scatoloni da riempire ed accatastare in un angolo. E sorrisi da stampare sul viso, come olio su tela. L'acqua scorre con veemenza nelle grondaie sopra la mia testa. I miei occhi bruciano. Ho tentato. Ora vorrei solo tendere la mano. Mi accontento si spegnere la luce.

1 commenti:

Arianna ha detto...

Vorrei fare un giro sul tuo tappeto volante... giuro, non disturberei il tuo silenzio ingombrante. Perché anche io adoro osservare le reazioni a catena.

 

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