Cronaca di un'impresa.

L'occasione era di quelle importanti: il ritorno del Giro d'Italia tra le montagne amiche. Decisi a fare bene i nostri eroi selezionano una squadra perfettamente studiata attorno al proprio capitano, con atleti di punta per ogni specialità. Lo scalatore Gaga Thiebano, colombiano tutto nervi, a suo agio sulle salite più dure, i due passisti Thomas Teppevocic, lituano ottimo in tutte le tappe e Matthyai Parellov, bulgaro anch'egli ottimo su tutte le strade. Friedrich Massach, velocista tedesco conclude un'ottima compagine, disegnata intorno al capitano, l'italiano Gianluca Cionfoli, corridore dalla pedalata inconfondibile ed efficace. Tutto è pronto sabato mattina, i primi due ciclisti partono di buona mattina, Massach e Parellov, camper sotto le chiappe scortano il capitano, fino ai piedi della salita, dove il quintetto inizierà l'impresa. Poco prima delle 11:00 tutto è pronto, le bici curate e riviste in ogni particolare, Teppevocic sistema un piccolo guasto meccanico al freno. I muscoli, riscaldati, ricevono il pieno di sangue e ossigeno, le gambe iniziano a girare, le teste si
preperano alla sfida con loro stesse, (Il Capitano Cionfoli) con la fatica, con il dolore. Le condizioni atmosferiche appaiono subito critiche. Alziamo gli occhi verso le cime, solo nuvole, vento gelido e le prime gocce di pioggia. Il morale resta altissimo. Si parte. Dalle prime pedalate si capisce la determinazione del gruppo, il capitano studia il percorso ed i propri gregari, Thiebano scalpita in attesa che il pendio lo sfidi, Parellov cerca conferme dal suo fisico e dal suo ginocchio, Teppevocic fa su e giù, dispensa consigli ai compagni e Massach si gela le braccia visto lo smanicato che presenta alla partenza. Dopo una ventina di minuti la sfortuna ci punta dall'alto e si abbatte sul capitano, guasto meccanico. La catena salta, con un rumore stridulo, acuto, l'eco rimbalza sulle rocce che ci circondano e ci gela il sangue. Il ritiro sembra vicino. La squadra si ferma, si stringe attorno alla punta di diamante che dopo qualche minuto ripara il danno. Si riparte, decisi. La salita viene divorata, ma la bufera si abbatte sui corridori, la pioggia si fa più fitta, più fredda. I cinque sono costretti ad una ulteriore vestizione. K-way, wind stopper, quanto di meglio la tecnologia ha regalato all'abbigliamento tecnico. La Thuile è raggiunta. Ma il peggio deve ancora venire. La tempesta di vento, freddo e acqua non molla, i cinque neanche a parlarne. Si aggredisce la seconda salita, tremenda. Porterà al Colle, il famoso San Carlo. Si può solo immaginare dalla posizione in cui si trovano il capitano ed i suoi gregari. Ancora uniti, verso l'impresa. Dopo i primi durissimi chilometri la prima defezione comincia a delinearsi, Parellov deve fare i conti con una forma ancora da trovare, ma soprattutto con il suo ginocchio, mai guarito. L'incubo continua, è costretto al ritiro.
I quattro rimasti cercano ogni tipo di forza fisica e mentale per vincere la sfida con il colle. Massach paga più di tutti le proprie cartteristiche e si attarda rispetto ai compagni più agili in montagna. Il lituano ed il colombiano hanno ora la responsabilità di trascinare Cionfoli al traguardo. I metri che separano dalla vetta vengono macinati con grinta e immensa fatica, quando dopo un
tornante il velocista tedesco scorge la figura del capitano, piede destro a terra, torace che si sgonfia e si rigonfia (Lo sfortunato Parellov) velocemente, cercando di ridare al corpo il massimo apporto di ossigeno possibile. I due si guardano, si scambiano alcune parole sul compagno bulgaro ormai lontano dietro di loro. Il capitano trova le energie residue e si affida a Massach, che lo scorta per qualche centinaio di metri. Cionfoli rende il favore e ricomincia a tirare il duo, ma a due chilometri dal Gran Premio della montagna i crampi lo bloccano. I polpacci dolenti sgambettano il talentuoso corridore che leale ed onesto da il via libera al gregario. Da qui in avanti procederà senza aiuto, contando solo sulle sue gambe e sul proprio cuore. Massach ne prende atto e decide di lanciare la sfida finale alla montagna, si alza sui pedali, chiede a Bugs Bunny, Tex Willer e David Gnomo, incontrati lungo la delirante salita, quanto manchi alla sommità. Ad un certo punto una figura non meglio identificata comunica "ultimo chilometro". Ancora una volta sui pedali, stravolto, ma con nuovo entusiasmo che riempie le vene. Dopo qualche minuto il gigantesco Estathe segnala che l'odissea è conclusa. La salita è finita. Di lì a poco anche il capitano raggiunge la squadra, che ha visto come da pronostico Thiebano infilare la vittoria e Teppevocic dietro di lui.
Il freddo è tremendo, la pioggia sempre più insistente. Si cerca riparo al bar. The caldo, qualche biscotto, mezzo panino...e una puzza di uomo...il locale sovraffollato, vede una miriade di ciclisti intenti a cambiarsi, asciugarsi e cercare ristoro. Dopo una buona mezz'ora, i quattro, sopravvissuti alla collera di madre natura, si armano di forza e coraggio e ripartono allo volta di Parellov, riparatosi in un punto di ristoro intermedio. Dopo l'acquisto di
(Il Passista Teppevocic) fantastici gambaletti giallo-ape maia, di calze di lana per il ricambio e di un meraviglioso quanto inutile paio di guanti, ci si lancia in discesa. Successivamente i meteorologi parleranno di temperatura percepita intorno ai -12. Io vi posso raccontare di falangi anchilosate, di fitte simili a lame taglienti che si infilano irriverenti nella carne. Sensazioni indescrivibili di pioggia trasformata in chicchi gelati scagliati contro questi ciclisti, bloccati dal freddo, difficile addirittura premere le stanghette dei freni. Dopo tre chilometri di tale agonia, il quinto componente della squadra è raggiunto con lui al seguito si continua la discesa, fortunatamente in condizioni meno estreme. A La Thuile infine il Team Manager Dando offre definitiva dimora ai cinque ciclisti stremati. Un quarto d'ora è bastato per rendere inagibile il bagno di casa per almeno quache ora, divise bagnate e puzzolenti, turbinio di odorini da bollino rosso. Per la successiva mezz'ora almeno 12-14 braccia si sono incrociate pericolosamente a velocità fotonica poche spanne sopra un tavolo che offriva ogni ben di dio culinario...La vittoria di Piepoli in tv, la scoperta di un nuovo marchingegno infernale, quale la PSP, i pleid sopra le gambe. Aspettando le sette, ora in cui il camper ha caricato il team, con direzione doccia bollente. Minuti passati finalmente a godere di un po' di acqua diventata ora amica, ma con nel cervello ancora le immagini vive dell'impresa che le montagne ed il tempo hanno resa epica.

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Se qualcuno pensava che le nostre strade si sarebbero unite a quelle dei ciclisti si sbagliava di grosso. Surreale pomeriggio passato su un divano di La Thuile in compagnia del pitone Guido a : mangiare, guardare la tv e giocare alla PSP... dei ciclisti nemmeno l'ombra. E' un grande Girooo!Grazie Dando!

Anonimo ha detto...

Siete Grandi!

Cinzio ha detto...

Geniale...

Anonimo ha detto...

complimento..riassunto davvero emozionante!!
Ringrazio tutti i componenti del dream team per la collaborazione offertami nella scalata della bramata vetta e...alla prossima!!!!!...(magari con un una bella giornata di sole....)

cap. cionfoli

 

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