Le mie Strade Bianche


Sono stati giorni di sudore e polvere. Chianti, fiorentine e novelle tenzoni medievali.

Siena ed il suo centro storico - un patrimonio storico ed artistico bello da perderci il fiato - hanno accolto migliaia di cavalieri, in sella a fedeli destrieri di alluminio o carbonio, prestando la sua celebre Piazza del Campo - la porzione neutrale di un territorio cinto da contrade in opposizione - ai finali duelli di una lunga corsa in bicicletta: personali o agonistici che siano.

Nel mezzo, le fascinose colline senesi, vigneti a perdita d'occhio e strade bianche, appunto: lingue di terra battuta che s'inerpicano tra il verde di una vegetazione che si stropiccia dopo i torpori invernali e torna a mostrare colori brillanti e lucenti, nonostante le temperature nuovamente rigide ed i venti gelidi che frustano con improvvisa veemenza i campi di battaglia.

La Strade Bianche è la classica del nord più a sud d'Europa, per sua stessa ammissione e questa definizione rende onore al fascino di questa corsa ed al programma di un intero weekend dedicato alla predilezione per la bicicletta, per i sacrifici della fatica e per l'infinita forza d'animo che il contorno di tifosi ed appassionati sono in grado di trasmettere.

Fin dalle prime ore del sabato, l'atmosfera è resa elettrica di emozione ed attesa: l'esplorazione lungo le strette arterie del centro città è già vincolata da transenne e striscioni che attendono di accompagnare le ultime centinaia di metri degli sforzi della gara Women Elite prima e dei Pro uomini dopo.

Mano a mano che i minuti passano, cresce l'eccitazione di una folla che non vede l'ora di incitare questi moderni cavalieri che hanno del mitologico nel loro superare fatiche estreme con corpi esili ed asciutti, attraversati da muscoli potenti e cuori generosi. Il loro passaggio è scortato da un commovente incitamento rivolto al primo come all'ultimo, nessuno escluso: a memoria, mi vengono in mente pochissimi sport che possono vantare un tifo così romantico, così onesto nel riconoscere le straordinarie gesta di chiunque spinga forte su quei pedali. 

E' una cosa molto simpatica nell'insieme (cit.).

Poi arriva la domenica. 

E la musica cambia. 

Ma neanche poi così tanto, in fin dei conti.

La domenica è la giornata degli amatori, come vengono chiamati coloro i quali amano tanto un gesto atletico, pur senza che Madre Natura li abbia dotati di sufficiente talento o di adeguata fortuna per poterne fare una professione, ma che in compenso hanno passione da vendere.

A fianco della Fortezza Medicea, in partenza, le motivazioni sono tante quasi quanti sono i partecipanti a questa corsa: contro il tempo e contro se stessi. Ognuno dentro di sé ha i suoi buoni motivi per essere ai nastri di partenza: c'è chi lo fa per la birra - e ne fa uno slogan - c'è chi lo fa per la gloria personale. Ci sono le gite fuori porta e le lune di miele alternative, ma alla base di tutto c'è un grande ardore per questi stalloni a due ruote e per le sensazioni che si provano a cavalcarli in luoghi come questi.

Sì, perché qui non si tratta semplicemente di correre una granfondo: qui sembra di percorrere i secoli all'indietro quando ti lanci in velocità nei settori di sterrato, che all'ingresso di queste strade bianche - per rispetto - quasi chiedi il permesso di solcarle, sperando di passarle indenne tu ed il tuo stallone, senza forature o cadute rovinose.

La polvere che si alza intorno a te, levata dal veloce incedere del gruppo, rende questi passaggi e questi paesaggi ancora più eroici e - per un attimo - ti par davvero di essere corso indietro nel tempo e di dover galoppare rapido verso il castello.

Dalla tua meta, però, ti separa la prova finale, quella più dura, il famigerato drago sputa fuoco: attraversata la Porta di Fontebranda, infatti la salita si inerpica, sino a drizzarsi in un muro al 17% in via Santa Caterina, talmente duro che la lucidità ti fa difetto e fatichi a comprendere che quelle due ali di folla sono reali e stanno realmente incitando anche le tue ultime fatiche, come se per un attimo fossi anche tu un cavaliere senza macchia, intento a realizzare l'impresa di una vita.

In quei momenti, scordi la fatica e getti il cuore oltre l'ostacolo, spingendo forte sui pedali sino a tagliare il traguardo in una Piazza del Campo, mai tanto bella, suggestiva e piena di significato ed orgoglio.

E con le mie tre principesse ad attendere il loro cavaliere.  

E vissero tutti felici e contenti.

Ascolta la puntata del podcast "Passaggi a Nordovest"

Ascolta "Strade Bianche, una sfida romantica sulle due ruote" su Spreaker.


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