Il silenzio accompagna ascolto e lettura.

Queste sono le note con le quali penso meglio. Avvolto da grosse cuffie nere, alzo il volume, estraneo a ciò che mi circonda, lascio che i pensieri mi investano. La testa sinuosamente danza da destra a sinistra e le riflessioni scorrono al suo interno, come biglie su piani inclinati.
Passo dopo passo scandisco la velocità dello scorrimento dei disegni che crea la mia immaginazione, come slide su cui scivolano note che sottolineano il lamento. Prospettive. Timori. Il pianoforte ed i versi accorati sono come caligine che impedisce una visione nitida, brillante. La tromba irrigidisce i miei sensi, come strilli che mi svegliano dal torpore in cui la nebbia mi ha immerso, onde che improvvisamente assumono contorni di immagini tremolanti, ora colorate, ora in bianche e nere. Riconosco forme amiche, a volte me stesso, non comprendo dove, ma chiudo gli occhi e la parvenza si dilata improvvisamente in una panoramica. La sofferenza delle strofe disegna smorfie sul mio viso che credo celino un senso. Sono scariche nervose stimolate dalle note che mi gettano tra fotografie che non colgo e progetti conosciuti, ora anche il collo e la schiena seguono il ritmo imposto dalla testa e nel buio del ritorno, un'ombra scura si muove languida passo dopo passo, eppure non macina centimetri, ma percorre unità di misura temporali che sono destinate a precipitare in una spirale misteriosa.